Benvenuti in...''SOMMAVESUVIO  GrandTour ''...viaggi intorno al Vesuvio

 

Le sorgenti dell'Olivella

Il Carcavone ed i Conetti vulcanici

Il fiume di lava

Il trenino a Cremagliera

Il Monte Somma

Il Vesuvio

La Valle dell’Inferno

Lungo i Cognoli

 

 

 

 

 

 

 

Il Vesuvio.

Il sentiero parte dal Piazzale di quota 1000 sito nel comune di Ercolano.
L'ascesa al Cono è caratterizzata nel primo tratto da una serie di tornanti estremamente panoramici: si ammira l’antico vulcano del Monte Somma separato dal Vesuvio dalla Valle del Gigante, che ad ovest prende il nome di Atrio del Cavallo, e si riconosce il Colle Umberto sede dell’Osservatorio Vulcanologico Vesuviano, il primo in Italia fondato nel 1841. Raggiunta la Casetta del Presidio Permanente Vulcano Vesuvio, pagato il pedaggio, si prosegue per un viottolo che presenta ripetuti affacci sulla bocca del cratere. Si raggiunge la Capannuccia che è la meta ravvicinata. Superata una sbarra si scende lungo le pendici del vulcano. Il sentiero si restringe sino a raggiungere il vecchio Piazzale situato nel comune di Ottaviano che è la meta intermedia. Il panorama che si ammira è di rara bellezza: si riconoscono tutte le creste del Monte Somma con ai piedi la Valle del Gigante che ad sud-est prende il nome di Valle dell’Inferno. Si prosegue in discesa lungo un tratto dell’antica Strada Matrone, che si lascia al primo bivio proseguendo sul tracciato di sinistra. Raggiunto il Rifugio Imbò si supera un cancello di accesso al sentiero e si prosegue verso il Piazzale di quota 1000 di Ercolano da cui si è partiti per la scalata, e che rappresenta la meta d'itinerario.


Lunghezza complessiva
:
3807 m
Quota massima:
1170 m s.l.m.
Difficoltà:
media


Tempi di percorrenza


Meta ravvicinata:
ore 1 a/r
Meta intermedia:
ore 2 a/r
Meta d’itinerario:
ore 3 a/r

                                                                     torna su

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Monte Somma.

Il sentiero, nel suo tratto iniziale, presenta una serie di curve panoramiche che conducono al fiume di lava del 1944 che appare con il caratteristico colore grigio-argentato per la presenza dello Stereocaulon vesuvianum. Dopo aver superato un tornante a sinistra ci si addentra in un bosco misto mesofilo. Salendo si giunge un bivio: a destra si prosegue per la Punta Nasone, mentre il tracciato di sinistra conduce ad una vasca di raccolta delle acque piovane dove è posta la meta ravvicinata. Il sentiero che si intraprende a destra per raggiungere Punta Nasone presenta una discreta pendenza e un alternarsi di tratti chiusi e ombreggiati a tratti aperti che attraversano ginestreti. Si ascendono in successione i Cognoli di Trocchia e di Sant’Anastasia dai quali si possono ammirare da un lato il Golfo di Napoli e la Piana Campana e dall’altro la Riserva Tirone Alto Vesuvio, il Gran Cono, i Cognoli di Ottaviano e Colle Umberto con ai piedi la Valle del Gigante. Su un punto panoramico è posta la meta intermedia. Riprendendo il percorso si giunge a Punta Nasone da dove si domina tutto il complesso vulcanico. Il cammino prosegue con una forte discesa. Questo tratto è utilizzato dai fedeli per raggiungere, partendo dalla Chiesa della Madonna delle Grazie a Santa Maria a Castello, la cappella votiva e la grande croce in ferro battuto qui situate. Al termine della discesa il sentiero supera quattro valloni. Guardando verso l’alto si notano splendidi esemplari di castagno centenari abbarbicati su speroni rocciosi lavici. Proseguendo si giunge ad un ponte in legno oltrepassato il quale si osserva il sambuco nero. Si prosegue verso l’ingresso dove è posta la meta d’itinerario. In quest’ultimo tratto, a quota 700 m s.l.m., si possono osservare le opere di ingegneria naturalistica realizzate dall’Ente Parco tra il 1998 e il 2002.


Lunghezza complessiva:
7650 m
Quota massima:
1132 m s.l.m.
Difficoltà:
alta


Tempi di percorrenza


Meta ravvicinata:
ore 1,30 a/r
Meta intermedia:
minuti 30 a/r

Meta d’itinerario:
ore 5 a/r
                                                     torna su

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il fiume di lava.

Il percorso si presenta molto agevole, ma è opportuno procedere in fila indiana. Il sentiero alterna tratti in discesa a tratti pianeggianti.
L’ambiente naturale che si attraversa è caratterizzato dalla presenza di un bosco misto con essenze quali il castagno, il nocciolo, il carpino nero e la roverella nel cui sottobosco si trovano alcuni esemplari di biancospino, di edera e di felce aquilina. Superato un gradone che immette in una strettoia sulle cui pareti sono evidenti le pomici del 79 d.C., si giunge ad uno slargo dove si nota la presenza di un pozzo per la raccolta dell’acqua piovana di età borbonica. Sono presenti nel bosco il sambuco e nel sottobosco il pungitopo. Ripreso il cammino, dopo un primo tratto in salita, il sentiero si presenta pianeggiante. Qui il sottobosco si presenta ricco di essenze come la rosa selvatica, l’euforbia, il biancospino, l’edera, l’aglio selvatico e il tamaro. Salito un piccolo gradino ci si incanta davanti all’esplosione dei colori della macchia mediterranea: il giallo delle ginestre, il rosso della valeriana, il lilla della vedovina minore, il bianco della carota selvatica e della centaurea, endemismo del Vesuvio.
Il selciato poi cambia completamente perché si presenta invaso dai depositi piroclastici dell’ultima eruzione del 1944. Attraversata la macchia si giunge sul fiume di lava del 1944 colonizzato dal lichene Stereocaulon vesuvianum che gli dà la tipica colorazione grigio-argentata e sul quale si ammira un bellissimo esemplare di carpino nero. Di qui si gode di un bellissimo panorama: lo sguardo si perde sul Golfo di Napoli e sulle sue isole e resta rapito dai versanti nudi del Vesuvio che assumono un aspetto quasi lunare e da quelli dei Cognoli di Giacca e di Trocchia del Monte Somma.

Lunghezza complessiva:
690 m
Quota massima:
540 m s.l.m.
Difficoltà:
bassa


Tempi di percorrenza:
ore 1,30 a/r

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Trenino a Cremagliera.

Nel suo primo tratto il sentiero è in debole salita e attraversa terreni coltivati. Salendo l’attenzione è calamitata dall’osservazione della colata lavica del 1872 e dal fiume di lava del 1944 che è qui nel suo tratto terminale ed assume il caratteristico aspetto di prateria grigia per la colonizzazione dello Stereocaulon vesuvianum. Si può ammirare inoltre il Monte Somma con i Cognoli di Giacca e di Trocchia. Superata una sbarra, il percorso si presenta ombreggiato e procede leggermente in salita con una serie di curve. Esso assume poi l’aspetto di una gola profonda dove la pendenza diviene più forte. Tutto il sentiero è intervallato da essenze tipiche del bosco misto e da elementi della macchia a ginestra. Dopo qualche centinaio di metri dalla sbarra è posta la meta ravvicinata. Qui è possibile individuare l’antico percorso del trenino a cremagliera che conduceva dalla Stazione di Pugliano all’Eremo, Stazione Inferiore della funicolare. Salendo ancora si raggiunge un punto di sosta panoramico dove è posta la meta intermedia del sentiero. Il cammino in salita diviene assai ripido e raggiunge uno slargo immediatamente sottostante la Strada Provinciale che da Ercolano sale al Vesuvio dove si nota la presenza di un pozzo per la raccolta dell’acqua piovana di età borbonica. La vegetazione è caratterizzata da un bosco misto in cui è presente il sambuco e da un sottobosco con il pungitopo. Si riprende il cammino per il ritorno. Il tratto si presenta inizialmente largo e accompagnato da curve, diviene poi sempre più stretto, ma suggestivo perchè si procede in una forra occupata da blocchi lavici di notevoli dimensioni. Si imbocca il percorso dell’andata e si prosegue in senso inverso sino all’ingresso dove è posta la meta d’itinerario.


Lunghezza complessiva:
1188 m
Quota massima:
520 m s.l.m.
Difficoltà:
media


Tempi di percorrenza


Meta ravvicinata:
ore 1 a/r
Meta intermedia:
ore
1,30 a/r
Meta d’itinerario:
ore 2,30 a/r

                                                  
torna su

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il Carcavone ed i conetti vulcanici.

Per raggiungere questo sito bisogna portarsi nel Comune di Pollena Trocchia, in località Carcavone. Questa località si trova lungo un sentiero del Parco Nazionale del Vesuvio, denominato appunto “il Carcavone” che segue un alveo naturale. Il Carcavone è una cava molto interessante per i vulcanologi, nonché un sito naturale estremamente affascinante sia per la fiorente presenza della vegetazione vesuviana sia per la presenza di rapaci appartenenti alla fauna autoctona del Parco. Gran parte dei depositi che si vedono nella zona sono attribuiti all’eruzione del 472 d.C. I depositi di questa eruzione superano diverse decine di metri e sono ricchi di frammenti di roccia strappate dal condotto vulcanico. L’evento del 472 viene chiamato anche eruzione di Pollena, perché è qui, nel comune di Pollena Trocchia che ritroviamo grossi spessori di materiali eruttati. In questa zona del vulcano è stata ipotizzata anche un’attività eccentrica. Si riconoscono delle strutture che fanno pensare alla presenza di antiche bocche eruttive. Queste bocche eruttive eccentriche sarebbero state alimentate da un dicco di lava formatosi sulla parete calderica del Somma. Non si conosce l’età precisa di questa attività eccentrica che alcuni comunque fanno risalire ad un periodo antecedente il 79 d.C. I conetti del Carcavone sono disposti lungo il sentiero secondo un asse rettilineo nella classica disposizione a bottoniera, nel visitarli il turista avrà la sensazione di trovarsi all’interno di una piccola bocca vulcanica. (*)


Lunghezza complessiva: 500 m
Quota massima: 300 m s.l.m.
Difficoltà: bassa


Tempi di percorrenza


Meta ravvicinata: ore 1 a/r
Meta intermedia: ore 1,30 a/r
Meta d’itinerario: ore 2,00 a/r

                                                 torna su

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le sorgenti dell’Olivella.

 Sono poste a 330 m., s.l.m., tra il Vallone del Piano ed il Vallone del Sacramento, sul Monte Somma, nel Parco Nazionale del Vesuvio. Queste Sorgenti dell’Olivella rappresentano un’esclusività sull’area vulcanica del Vesuvio e del Monte Somma, infatti, solitamente, a causa della natura estremamente permeabile delle rocce vulcaniche, le precipitazioni raggiungono direttamente le falde senza dare origine a fonti. Gli ingressi alle due Sorgenti dell’ Olivella ( inferiore e superiore ) sono costituiti da archi in pietra vulcanica e calcarea, costruiti il secolo scorso sotto Ferdinando II di Borbone, il quale fece convogliare le acque di queste Sorgenti in condutture che giungevano nella Reggia di Portici. Nel passato e fino a qualche tempo fa, le Sorgenti erano usate soprattutto dai contadini che qui facevano sosta per dissetarsi e abbeverare il bestiame. Da sempre gli studiosi sono stati attratti dalla bellezza, dalla salubrità e dall’ importanza scientifica di questi posti. In questa zona è possibile assistere alla fioritura delle rare orchidee Ophtys Sphegodes ed Elleborina ed osservare la presenza di Falchi Pellegrini e Poiane. (*)
 

Lunghezza complessiva: 2500 m
Quota massima: 400 m s.l.m.
Difficoltà: bassa


Tempi di percorrenza


Meta ravvicinata: ore 1 a/r
Meta intermedia: ore 1,30 a/r
Meta d’itinerario: ore 2,00 a/r

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La Valle dell’Inferno

Rappresenta una delle più suggestive passeggiate del complesso vulcanico Somma-Vesuvio perché è poco battuta e perché qui si vive l’imponenza del vulcano osservando dal basso il Monte Somma e il Vesuvio.
Essa è parzialmente invasa dalla lingua di lava dell’ultima eruzione del 1944, colonizzata dal lichene
Stereocaulon vesuvianum. Il sentiero nel primo tratto si sviluppa in una pineta, in forte pendenza con tornanti che attraversano il Vallone Tagliente, su una strada asfaltata per i primi 600 metri dopo i quali il percorso diviene sterrato. Raggiunto il Largo dedicato al finanziere Angelo Prisco, assassinato dai bracconieri nel 1995, si prosegue a sinistra su un tratto agevole lungo il quale si nota la presenza dell’ontano napoletano. Un grande slargo invaso da depositi piroclastici rappresenta la meta ravvicinata. Proseguendo si incontra un tratto a pendenza variabile che attraversa una macchia a ginestre da cui si ammira il Vesuvio e si osservano le bocche laviche del 1906 e la cupola lavica del 1929. Al termine del ginestreto è posta la meta intermedia. Si imbocca in salita il percorso della Strada Matrone che risale agli anni ‘20-’30 e che è panoramico per tutta la sua lunghezza.. Al bivio, lasciata la Strada Matrone, si prosegue lungo uno sterrato che fiancheggia le pendici del Vesuvio. Intrapresa in discesa una deviazione sulla destra si entra nella Valle dell’Inferno.Risalendo si raggiungono i Cognoli di Levante sui quali è posta la più bella formazione di lava “a corda” del Vesuvio incisa da una profonda crepa in cui alloggiano numerose specie di felce. Il percorso prosegue con una serie di saliscendi che immettono sul tracciato dell’andata sino la meta d’itinerario.

 

Lunghezza complessiva: 9972 m

Quota massima: 965 m slm

Difficoltà: alta

 

Tempi di percorrenza

 

Meta ravvicinata: ore 2,45’’ a/r

Meta intermedia: ore 4 a/r

Meta d’itinerario: ore 9 a/r

  torna su

 

Lungo i Cognoli

 

Il sentiero nel primo tratto si sviluppa in una pineta, in forte pendenza con tornanti che attraversano il Vallone Tagliente, su una strada asfaltata per i primi 600 metri dopo i quali il percorso diviene sterrato. Raggiunto il Largo dedicato al finanziere Angelo Prisco, assassinato dai bracconieri nel 1995, si è alla meta ravvicinata. Seguendo la direzione di destra ci si inoltra in un bosco misto e si giunge a uno sbarramento, superato il quale, si continua a sinistra su un sentiero in debole salita. Salendo poi si procede per un tratto tra una pineta impiantata di pino marittimo e d’aleppo a cui si aggiungono successivamente esemplari di ontano napoletano e carpino nero. Il sentiero poi si apre attraversando una vegetazione di macchia a ginestra e diviene interessante per la presenza di muri a secco. Guardando in basso si aprono scorci panoramici sulla Piana Campana e le estreme propaggini dell’Appennino.Si arriva, quindi, alla meta intermedia: dal piazzale di affaccio si ammira il Vesuvio con il Colle Umberto, i Cognoli di Ottaviano e la Punta del Nasone e ai piedi il Canalone dell’Arena e la Valle dell’Inferno. Salendo verso i Cognoli, superata la cresta, si prosegue lungo le creste sino ai Cognoli di Levante. Il percorso prosegue con una serie di saliscendi che conducono ad un grande slargo e poi al Largo Prisco dal quale si prosegue sul tracciato dell’andata dove è posta la meta d’itinerario.

 

Lunghezza complessiva: 8134 m

Quota massima: 1112 m slm

Difficoltà: alta

 

Tempi di percorrenza

 

Meta ravvicinata: ore 2,30’’ a/r

Meta intermedia: ore 4,30 a/r

Meta d’itinerario: ore 8 a/r

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