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Gli scavi di Ercolano
Dopo molti secoli dal suo seppellimento e dopo che su parte del territorio s'era installata la città moderna di Resìna, la riscoperta d'Ercolano avvenne in circostanze del tutto casuali, al principio del XVIII secolo, quando il principe austriaco D'Elboeuf, proprietario d'una villa a Portici, seppe che un pozzo scavato nell'orto dei Frati Alcantarini s'era imbattuto in un antico edificio adorno di marmi: il teatro di Ercolano. L'Elboeuf continuò l'esplorazione del monumento, asportando statue, marmi di rivestimento, colonne, iscrizioni e bronzi, che vennero raccolti nella Villa Reale di Portici.

Fra il 1738 e il 1765 si svolse la prima regolare campagna di scavo sotto il patrocinio di Carlo di Borbone e la direzione dell'Alcubierre (assistito da Carlo Weber) prima e di Francesco La Vega poi. Condotta in condizioni d'estrema difficoltà, l'esplorazione si svolse tramite cunicoli sotterranei che, una volta asportate le opere d'arte, venivano richiusi; furono raggiunti alcuni templi, la cosiddetta Basilica e la Villa dei Papiri. Fortunatamente Carlo Weber iniziò la stesura di una pianta in base alle scoperte effettuate, completata da Francesco La Vega, importantissima nel 1986 hanno in cui è stato riaperto lo scavo.

Dal 1828 al 1835 e dal 1869 al 1875 gli scavi, condotti finalmente a cielo aperto, non diedero che modesti risultati. Ripresi nel 1927 da Amedeo Maiuri, sono tuttora in corso. Recenti ritrovamenti hanno dimostrato che, come a Pompei, non tutti gli abitanti d'Ercolano riuscirono a mettersi in salvo dall'eruzione, come si pensava, non avendo trovato vittime nell'area urbana. Numerosi scheletri sono stati, invece, rinvenuti nella fascia di terra che separava la città dal mare: uomini, donne, bambini d'ogni ceto sociale, colti dal fiume di fango mentre tentavano di fuggire, alcuni portando con sé monili ed altri oggetti.

Ercolano ci appare oggi solo in una parte della sua estensione, quella più vicina al mare, mentre restano ancora sepolti parte del Foro, i templi, numerose case e le necropoli, specialmente per il fatto che vengono a trovarsi sotto il moderno abitato di Resìna.

La visita della città può essere iniziata dal Cardine III, su cui affacciano numerose abitazioni.

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Gli scavi di Ercolano

L'antiquarium Nazionale di Boscoreale

La villa di Augusto a Somma Vesuviana

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L'antiquarium Nazionale di Boscoreale
L’Antiquarium Nazionale di Boscoreale è una splendida struttura museale realizzata secondo i più moderni dettami della tecnica espositiva e della comunicazione a fini divulgativi. Superata la soglia d'ingresso si fa un balzo indietro nel tempo di quasi 2000 anni, immergendosi completamente negli ambienti e nella vita quotidiana degli antichi abitanti delle pendici del Vesuvio. L'Auditorium è articolato in due grandi sale inframmezzate da una serra in cui è stato ricostruito l'antico ambito fluviale del Sarno. Nella prima sala sono stati rappresentati, sia l'ambiente naturale, sia l'economia, così come si configuravano in età romana (il mare e la costa, la pianura, la fascia collinare, i monti, il verde urbano, le colture e gli allevamenti, la medicina, i profumi e la cosmesi, le piante e gli animali sacri, le fibre tessili e tintorie). Nella seconda sala vi sono reperti provenienti dai principali rinvenimenti archeologici nel territorio di Boscoreale. Questi ultimi costituiti da antiche aziende agricole purtroppo oggi in gran parte riseppellite. La visita all'Auditorium può essere completata con la visione dello scavo dell'adiacente Villa Regina. Da quest'ultimo provengono i commoventi calchi, del maialetto e del cane alla catena, che fanno mostra di se nel museo.

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La villa di Augusto a Somma Vesuviana
Nel 2001 l’Università di Tokyo ha varato, grazie alla concessione della Soprintendenza ai Beni Archeologici di Napoli, un progetto interdisciplinare di 6 anni (scadenza 2006). Oggetto della ricerca è l’are della cosiddetta Villa di Augusto, situata nella località di Starza della Regina, nel Comune di Somma Vesuviana.
Il sito archeologico si trova alle pendici del Monte Somma, sul versante settentrionale del Vesuvio, in un’area più volte soggetta ai danni provocati dalle ripetute eruzioni vulcaniche; una zona dove comunque la successione degli eventi naturali e delle vicissitudini umane ha avuto un impatto secondario, rispetto a quanto verificatosi nella zona costiera, dove scavi e ricerche archeologiche furono iniziate precedentemente, a partire dalla prima decade del 18° secolo.
I primi saggi presso Starza della Regina furono intrapresi negli anni ’30 del 20° secolo, dopo la fortuita scoperta nel corso di alcuni lavori agricoli di un muro di notevoli dimensioni che immediatamente fecero pensare alla presenza di un complesso architettonico di una certa importanza. Gli scavi, eseguiti dal 1934 al 1936 da Matteo Della Corte sotto la supervisione di Amedeo Maturi, portarono alla luce i resti di un edificio monumentale. L’edificio si era conservato sino all’altezza massima di 9 metri e fu distrutto, secondo le ipotesi degli stessi archeologi, “dal fango conseguente all’eruzione del 79 DC”, quando i lavori di restauro susseguenti al terremoto del 62 erano sempre in corso.
Fra le vestigia allora scoperte, la più maestosa era la “colonnata con archi e pilastri” orientata da est ad ovest e di una lunghezza approssimata di 12 metri; essa era collegata perpendicolarmente ad un “muro di mattoni” decorato con tre nicchie. Inoltre furono scoperti “colonne e capitelli di marmo, pavimenti in mosaico, splendidi frammenti di statue raffiguranti persone con sontuose vesti, (…) stucchi policromi di muri e lacunari.
Nonostante le investigazioni allora eseguite fossero limitate (approssimativamente 70 metri quadrati), i caratteri monumentali delle costruzioni riportate alla luce e la loro collocazione furono ritenuti elementi sufficienti per identificare il complesso quale la residenza nella quale l’imperatore Augusto trascorse gli ultimi giorni della sua vita, già più volte citata dalle fonti letterarie (Suet. Aug. 98; 100; Tib. 40 Tac., Ann., I, 5;I, 9; IV, 57) e situata apud Nolam.

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